PRIMA DEL GIRO........
Il mondo del professionismo si avvia a grandi passi verso il Giro d'Italia, uno degli appuntamenti sicuramente più importanti di tutta la stagione: non dimentichiamo che gli specialisti delle gare a tappe hanno sacrificato quasi tutta la prima parte della stagione per potersi presentare al massimo livello alla gara a tappe italiana. Il Giro di quest'anno ricalca quasi perfettamente quello del 1999: tanta e tanta salita e poche (troppo) cronometro. Se è vero che ogni tempo è condizionato dai campioni più rappresentativi è anche vero che questo percorso è su misura per quegli scalatori -vedi Pantani, Gotti, Simoni, ma anche Casagrande e chiunque vada forte in salita- che riescono ad esprimersi al meglio proprio sulle salite più impegnative. Una sola cronometro (il prologo è troppo breve per fare distacchi importanti) ed addirittura una cronoscalata con due salite dure avvantaggiano sicuramente chi cronoman non è ed anche i corridori cosiddetti "completi" non è che siano stati troppo favoriti.
Un discorso a parte meritano atleti come Savoldelli, bravissimo in discesa, che potrebbero dare delle stoccate molto importanti e che si possono permettere anche di scollinare le salite con un paio di minuti di ritardo. Dopo il Colle del Monginevro, prima salita della cronoscalata con arrivo a Sestriere, c'è una discesa dove si arriva a superare i 70 km/h senza assolutamente impegnarsi; corridori come Savoldelli arriveranno vicino ai 100 km/h e potranno tamponare i secondi persi in salita.
I favoriti chi sono? Il pronostico è sempre molto aperto, ma io farei la seguente ipotetica lista:
IVAN GOTTI - E' l'unico partecipante al giro che ha già vinto due edizioni e possiamo dire -disavventure di Pantani a parte- anche meritatamente. Ha sicuramente una esperienza tale da consentirgli di mascherare i momenti di difficoltà e di farsi trovare pronto nei momenti importanti. Sa pedalare agile ed ha una squadra tutta per lui con corridori validi ed esperti.
GILBERTO SIMONI - Fu terzo nel 1999 e sta crescendo di forma proprio in questo periodo; il cambio di squadra gli ha fatto sicuramente bene ed avere al fianco uomini del calibro di Camenzid, Ballerini, Spruch, Svorada gli ha dato una spinta morale in più. Dopo gli anni bui, ora ha cominciato a credere di più a se stesso e potrebbe anche migliorare il piazzamento dello scorso anno.
PAOLO SAVOLDELLI - Non è uno scalatore, ma in salita non molla facilmente ed è il discesista più spericolato e bravo del gruppo; se non incappa in crolli inaspettati, potrebbe sicuramente dire la sua, considerando che ha dalla sua anche l'esperienza del grande Giro del 1999. Ha una squadra solida, anche se "distratta" dalle volate di Cipollini e può contare sull'appoggio di Dufaux e Secchiari, uomini di sicuro affidamento.
FRANCESCO CASAGRANDE - Parlando solo di condizione di forma, è forse quello con le punte più alte di rendimento. Come ha detto lui stesso, ha corso la prima parte della stagione con "il freno a mano tirato" ed appena lo ha mollato ha vinto una grande classica come la Freccia Vallone. E' migliorato molto in salita e non ha di certo paura in pianura, dove può essere spalleggiato da uomini come Sironi, Vanstein e Radaelli, mentre quando la strada sale ci saranno con lui Gianetti, Donati ed il fratello Filippo.
LEONARDO PIEPOLI - L'anno scorso cadde nella tappa di Rapallo e stava facendo un buon Giro; quest'anno sembra davvero esplosivo in salita ed ha già vinto in Spagna. Fa parte della Banesto, una squadra che gli si può dedicare completamente, come faceva con Indurain.
DARIO FRIGO - Anche lui finì il Giro nella tappa di Rapallo, dove cadde e si ruppe la clavicola; quest'anno ha vinto il Giro di Campania ed una tappa al Giro del Trentino ed è passato a far parte della squadra di Ferretti, il più grande direttore sportivo in attività. Ha acquistato convinzione nei propri mezzi e potrebbe fare un Giro da protagonista.
PAVEL TONKOV - Un grande esperto di Giri d'Italia ed un ottimo regolarista, ij grado di arrivare sicuramente nei quartieri alti della classifica. La sua squadra non ha certo problemi a trovare l'organico dei nove corridori più in forma per il Giro, vantando ben 39 tesserati! Tonkov va molto bene anche a cronometro e credo che la cronoscalata al posto di una crono in pianura non lo favorisca affatto; dovrà aumentare la tenuta in montagna, magari a scapito della velocità di punta in pianura.
GLI OUTSIDER - Credo che corridori come Rebellin, Gontchar, Garzelli, Axelsson possano essere gli outsider di questo Giro, anche se mi riferisco solo ad indossare la maglia rosa per qualche giorno, o a qualche vittoria di tappa.
I VELOCISTI - Cipollini su tutti, anche se quest'anno ha un "treno" meno affidabile ed ha vinto molto di meno. Non dimentichiamo Quaranta, già grande protagonista nel 1999 e Biljvens, un grande velocista, ora accasato con il Team Polti. Credo che si possano inserire nelle volate alcuni corridori come Petacchi, Balducci, Pieri e (perchè no?) Fagnini.
E P A N T A N I ?
Non sappiamo se sarà della partita anche il dominatore del Giro 1999, ma le speranze si affievoliscono sempre di più; non dimentichiamo che ha solo due giorni di corsa nel 2000 (davvero troppo pochi) e forse la sua partecipazione lo proietterebbe ad un livello che non arriverebbe neppure al podio finale di Milano. Il mio modestissimo consiglio è quello di continuare ad allenarsi con tranquillità e pensare al Tour ed alla Vuelta, dove potrebbe tornare a competere con i migliori, anche se, soprattutto al Tour, il percorso non lo favorisce nettamente come quello del Giro.
Sappiamo tutti del dramma di Madonna di Campiglio, quando il sangue di Pantani aveva un ematocrito superiore al 50% e non è mia intenzione entrare in discussioni che riguardano il doping o meno; credo che Pantani si aspettasse una risoluzione netta del problema, fatta con una normativa univoca e seria, magari affiancata ad una vera e propria legge dello stato. Ancora oggi U.C.I. e Federazione sono divisi ed il C.O.N.I. continua imperterrito con il protocollo "io non rischio la salute", sicuramente provvisorio ed insufficiente. Possiamo discutere fino a quando si vuole, ma sta di fatto che casi come quello di Campiglio potrebbero ripetersi anche oggi stesso e ben venga se si è sicuri che l'atleta abbia frodato, ma non è il caso di fare ulteriori figuracce ed è possibile che oggi si debba correre sotto la stretta tutela di un legale?
.......E DOPO IL GIRO
Il Giro d'Italia ha avuto un epilogo sicuramente molto sorprendente: Casagrande, in rosa da dodici giorni, ha dovuto arrendersi a Garzelli nella cronoscalata del penultimo giorno. Vediamo di commentare le prestazioni dei corridori più attesi alla vigilia e diamo i voti.
GOTTI 4. Si è salvato a malapena fino a quando ha avuto problemi fisici, ma una tracheite non penso che valga un ritardo di oltre mezz'ora dal vincitore.
SIMONI 9. E' stato l'unico ad attaccare con sfrontatezza e spavalderia; qualche volta ha anche sbagliato i tempi, ma ha avuto grande coraggio e pochi alleati.
SAVOLDELLI 5. Neppure parente del corridore determinato e sicuro dell'anno scorso. E' caduto nelle prime tappe, ma nessuno gli chiedeva di passare per primo sulla Cima Coppi. Il fatto è che anche in discesa non era lui.
CASAGRANDE 9. Ha firmato l'unica impresa del Giro (sull'Abetone) ed ha tenuto con autorevolezza la maglia rosa fino al penultimo giorno. Solo un neo: il basso rendimento nella cronoscalata del penultimo giorno.
PIEPOLI 4. Era quasi nel pronostico per la vittoria finale ed invece non ha neppure sfiorato una vittoria di tappa. Il suo rendimento stato è nettamente al di sotto delle aspettative.
FRIGO 6. Ha tenuto fino a quando ha potuto ed è crollato nel finale, ma con dignità. Se il Giro fosse davvero una corsa equilibrata potrebbe essere il potenziale vincitore e non ha speranze fino a quando il Giro è disegnato per scalatori puri.
TONKOV 5. Non ha reso mai secondo le aspettative e si è fatto superare in classifica anche dal compagno di squadra Noè; deludente.
Belli 7. Non lo avevo inserito nel pronostico ed invece ha fatto un bel Giro: è stato il più coriaceo avversario di Casagrande fino quasi alla fine, anche se è calato spaventosamente negli ultimi giorni.
Axellson 3. Non giudicabile; si è ritirato prima che la corsa vera iniziasse.
Gontchar 2. In salita non è nel suo terreno ed ora non va neppure a cronometro.
Rebellin 1. Almeno una vittoria di tappa ce la aspettavamo e magari un giorno in rosa, invece ha solo portato a spasso la bicicletta.
Garzelli 10. Ha avuto la fortuna di correre senza pressioni e con i preziosi consigli di Pantani; è stato molto bravo ed ha preso la maglia nella cronoscalata perchè era quello con maggiori energie.
Pantani 10. Ha corso un Giro onesto e secondo le possibilità del momento. Ha fatto il gragario a Garzelli, se no avrebbe vinto a Briancon; il lavoro fatto al Giro potrà servirgli per il Tour.
Cipollini 6. Ha vinto due volate (compresa quella della inspiegabile squalifica) ma avrebbe sicuramente potuto fare molto di più e si è ritirato anche abbastanza presto.
Quaranta 8. Due grandi volate ed il ritiro nella tappa del Gavia: spiegabile per un velocista.
Le delusioni. Rispondono ai nomi di Biljvens, Martinello ed aggiungo nelle delusioni anche la giuria, davvero incompetente in più occasioni.
L'organizzazione. Ottima, ma il Giro continua ad essere propagandato come corsa equilibrata ed invece è per scalatori, basta guardare la classifica: Garzelli, Casagrande, Simoni, Noè sono forse passisti veloci? Bel Giro, ma per scalatori e non per corridori completi.
IL TOUR DE FRANCE
E' stato il Tour della grande conferma di Armstrong che ha dimostrato di essere superiore a tutti ed ha vinto meritatamente. Se la vittoria dello scorso anno era l'apoteosi di un sopravvissuto al cancro, quella di quest'anno è la vittoria di un corridore ritrovato e determinato come nessun altro a livello mentale, il che lo aiuta a sopportare allenamenti massacranti ed a non avere troppi problemi con lo stress da maglia gialla. Ha vinto una sola tappa, una cronometro volata a 54 km/ora di media (fantastico) ma era davanti anche in salita e non scordiamoci che ha "regalato" a Pantani la tappa del Mont Ventoux.
Pantani ha fatto la sua parte e si è fatto ancora notare sulle salite mitiche della corsa, vincendo due tappe, anche se una con il benestare di Armstrong. Ha fatto un Tour onesto e che lo ha riportato ad essere un corridore vero. L'attacco scriteriato che ha fatto da solo a 120 km dall'arrivo era sicuramente un errore evitabile: si è detto che abbia provato a vincere il Tour e non è vero, tanto che è arrivato a quasi un quarto d'ora in quella tappa! L'idea era giusta, ma le alleanze vanno fatte prima e non ci si può lamentare se ci si trova con compagni di fuga che ti lasciano sulle spalle tutto il peso della corsa, come è successo. Comunque anche questa "legnata" , tra l'altro sulla sua stessa pelle, servirà a Pantani per il futuro e gli va dato atto che sia stato l'unico ad osare in prima persona.
Ullrich è stato una delusione: un atleta della sua indubbia classe che punta tutto sul Tour non può uscire di scena così mestamente come ha fatto lui. La colpa va ancora alla sua gestione scriteriata dell'inverno, in cui nessun atleta può permettersi di comportarsi come lui.
Le sorprese sono costituite dal bravo Beloki, uno spagnolo di cui si può dire un gran bene e che ha dimostrato di tenere bene le alte sfere della classifica e Dekker, vincitore di tre tappe ed ha anche rischiato che il suo bottino fosse più grosso. Elli, bravissima maglia gialla per qualche giorno e Zanini, ottimo apripista delle volate di Steels e vincitore della tappa di Parigi.
Le delusioni? Cipollini, uscito troppo presto di scena ed un po' anche Zabel, il quale, sempre scortato da una splendida squadra, ha vinto solo una tappa, collezionando troppi piazzamenti.
A SIDNEY POTEVA ANDARE MEGLIO....
E' vero, eravamo partiti per le Olimpiadi con tante speranze, anche se con qualche polemica di troppo: purtroppo quando si tratta di Pantani è sempre al centro di polemiche e di incomprensioni; non è facile fare ciclismo in queste condizioni! Essere sempre al centro dell'attenzione è molto stressante e peggio ancora quando si tratta sempre di critiche negative e non costruttive. Comunque la squadra c'era e le ambizioni che avevamo erano legittime, anche se è impossibile controllare la corsa con soli cinque corridori. Bartoli, Bettini, Casagrande, Di Luca e Pantani rappresentavano un'ottima squadra e quasi il meglio che si potesse avere e dico "quasi" perchè non trovo giusto portare uno scalatore alle olimpiadi soltanto perchè è uno dei fari del nostro ciclismo (lungi da me ogni polemica).
LA CORSA
Spiace davvero dirlo, ma abbiamo corso in due e mezzo: praticamente inesistenti Pantani e Casagrande, mezzo Di Luca e benissimo Bettini e Bartoli. Il quarto posto credo che vada visto in un'ottica di positività e penso che Bartoli non sia arrivato sul podio soltanto per avere perso il treno giusto al momento giusto. Bravissimi i Telekom ed Ullrich su tutti: pienamente meritato il successo ed il podio della squadra tedesca.
AI MONDIALI
La squadra per i Mondiali in Francia è molto competitiva, anche se mi permetterete qualche piccola sbavatura: al posto di Zanette avrei convocato Tafi, tra l'altro vincitore della Parigi-Tours e forse avrei preferito Scinto a Faresin. Fusi non è voluto ricadere nelle incomprensioni che si sono verificate nelle ultime edizioni tra Tafi e Bartoli, ma lui che è un allenatore da più punte credo abbia perso un'opportunità: è d'obbligo che una seconda punta sia Rebellin e la terza Casagrande, che io vedrei anche a pari gradi con Tafi. Vedremo comunque se il seguito di questa pagina sarà in toni trionfalistici o meno.
In bocca al lupo alla Nazionale Italiana!!
I MONDIALI DI PLOUAY
Non sono mancate le polemiche del dopo corsa, soprattutto da parte di Bartoli e proprio per questo chedo che sia il caso di prendere in esame i momenti topici della corsa uno per uno.
1- La fuga di Di Luca
Bella, spettacolare e tatticamente molto utile, in quanto ha permesso alla nostra nazionale di stare tranquilla a ruota. Il fatto che Di Luca abbia creduto nel buon esito dell'azione conta poco, anche se uno dei componenti per cui l'ha fatta è senza dubbio il cercare di riscattare l'opaca giornata di Sidney; l'unico appunto a posteriori è quello che un Di Luca così pimpante lo si poteva impiegare almeno dopo metà corsa e non subito dopo il via. Questa azione ha sfiancato la nazionale polacca che ha dovuto tirare alla morte per rientrare (lavoro a buon fine per Spruch).
2- I primi scatti di Bartoli
Quelle sparate a tre giri (circa 40 km dalla fine e più) dalla fine erano fuori luogo; in quel momento avrebbero dovuto entrare in azione le seconde punte (Casagrande, Rebellin, Bettini, Simoni, Celestino)e non Bartoli in persona che ha finito con lo sprecare energie preziose e con l'innervosirsi prima del tempo. Tra l'altro ha anche fatto fare una fatica in più a chi (Scinto su tutti) ha dovuto preparargli il terreno con una lunga trenata.
3- L'allungo di Simoni
Era un invito a nozze per Bartoli, il quale non ha saputo sfruttare il "lancio" di Simoni che si è ritrovato a metà strada tra la fuga ed il gruppo senza sapere cosa fare. Bartoli avrebbe dovuto essere alla sua ruota e partire dopo Simoni e la selezione sarebbe stata assicurata.
4- La sparata di Casagrande
Qui credo che Bartoli non abbia colpe, tranne quella che al posto di Casagrande ci sarebbe potuto essere lui. Ho l'impressione che proprio questo abbia innervosito Bartoli, che -forse- avrebbe voluto fare una azione del genere, ma si è trovato anticipato da Casagrande, il quale -giustamente- ha ritenuto opportuno giocarsi le proprie possibilità fino all'ultimo.
5- La chiusura di Rebellin su Tchmil
Grande dimostrazione di professionalità: rebellin avrebbe potuto pedalare per sè ed invece si è sacrificato per bartoli, andando alla ruota di Tchmil e riportando sotto il gruppo: questo era un segnale che anche le seconde punte stavano correndo per Bartoli.
6- La volata finale
Bettini è rimasto chiuso e Bartoli non è potuto andare al di là del quarto posto; credo che il problema grosso sia stato che Michele non pensava di dover concludere la corsa in volata, ma con una stoccata tipo quella di Casagrande e tipo quella che gli era riuscita sullo stesso percorso ad agosto e lo aveva portato solo all'arrivo. Colpe non ne rilevo da nessuna parte e tanto meno in Bettini e tutte le polemiche credo siano frutto del (troppo) nervosismo di Bartoli.
Le delusioni.
Mi aspettavo di più dagli uomini di rincalzo, vedi Zanette, Celestino, Rebellin, Faresin, Petacchi (handicappato da una foratura in un momento in cui si viaggiava forte) e forse tutti speravamo che qualcuno di questi potesse arrivare più avanti nel controllare la corsa, mentre l'unico che ha fatto di più di quello che doveva è stato Scinto: bravissimo. Onore al campione del mondo, ma resta l'amaro in bocca a noi italiani perchè abbiamo perso una gara che potevamo vincere.