Se una volta parlare di doping in calce all'allenamento ed alle prestazioni sportive era mettere in guardia chi non conosceva le sostanze e le metodiche dopanti, ora è diventato quasi un dovere di cronaca, in quanto non c'è (purtroppo) più un articolo sul ciclismo e sullo sport che non parli anche di inchieste giudiziarie e di sostanze illecite. Io credo (purtroppo) che tutto questo gran vociare intorno all'argomento non sia assolutamente positivo ed inoltre (purtroppo) non voglia dire che finalmente si è giunti al bandolo della matassa e si abbiano tutte le armi in pugno per scoprire i colpevoli. Spesse volte (purtroppo) sia da parte della Federazione che del C.O.N.I. si è parlato di numero di controlli e poco ha importato che questi venissero spesso fatti in strutture fatiscenti, o con metodiche non riconosciute e corrette, cose fondamentali a riguardo. Le sostanze e le metodiche dopanti sono centinaia e si è giunti al punto che un atleta non possa più prendere uno sciroppo per la tosse che prendono i bambini perchè contiene efedrina, oppure che non possa superare una certa quota di caffeina, contenuta anche in diverse bevande consumate tranquillamente dai bambini anche a dosi elevate. Noi italiani (purtroppo) siamo anche maestri nell'esaltare un atleta, ma anche (purtroppo) nel distruggerlo, come è successo con Pantani: tutti a dire che era l'eroe dell'Italia e poi tutti a sparargli addosso. Finchè esistono mille problemi alla base tutti ignorano, o fanno finta di non sapere nulla; basta che venga implicato un professionista e tutti diventano giudici e magistrati, oltre che competenti scienziati. Si, anche perchè (purtroppo) tanti (giornalisti inclusi) ignorano il problema nei suoi aspetti essenziali e pur di vendere i giornali, o pur di sparare dichiarazioni sconcertanti al bar dello sport, cercano la notizia a sensazione, che è sempre quella più drammatica e rea di morte.
1- L'UTOPIA. Ho chiamato "utopia" ciò che tutti gli sportivi veri si augurano, cioè che gli enti preposti (Stato, Federazione, U.C.I, C.O.N.I.) abbiano finalmente in mano una o più metodiche sicure -e sottolineo sicure e strasicure ed affidabili- per riuscire ad individuare chi faccia uso di sostanze, o metodiche dopanti. La famosa frase "tanto sono tutti dopati" rappresenta un modo generico e credo infantile di voler infangare anche chi (bravo) chi non lo è affatto. Se sono davvero tutti dopati, mandiamoli pure tutti a casa, ma dopo essere sicuri di avere controllato con mezzi inequivocabili le varie situazioni. Basta una indagine (giusta) di un certo magistrato su alcuni corridori, chiamati solo e soltanto a testimoniare che questi entrano (purtroppo) di diritto nella lista dei dopati, aiutati dalle chiacchiere (infondate) della gente comune e da certi giornali. Utopia dell'utopia sarebbe quella di punire anche chi sparla a sproposito di persone non colpevoli.
2- LA REALTA'. La dura (purtroppo) realtà è quella che lo Stato, dopo varie promesse e figlio dei soliti iter burocratici infiniti ed inspiegabili (dobbiamo aspettare nuove elezioni?) non ha ancora varato una legge che punisca (giustamente) chi fa uso e spaccio di sostanze dopanti. Un'altra dura (purtroppo) realtà e rappresentata dal C.O.N.I. che con il famoso protocollo "io non rischi la salute" ha messo il tetto dell'ematòcrito (rapporto tra parte liquida e parte corpuscolata del sangue) al 50% e basta: chi è oltre è inadatto alla pratica sportiva, cioè agli occhi della gente comune è "dopato". La terza dura (purtroppo) realtà è quella di avere un presidente di Federazione che, pur avendo tanti meriti, ha avuto il coraggio di dire "fermiamo le corse per un anno per prendere una pausa di riflessione", un commento davvero sbagliato e fuori luogo, per di più detto durante il Giro d'Italia del 1999, per cui anche il contesto era sbagliato. L'U.C.I. (Union International du Cyclisme) ha un presidente olandese (Verbruggen) che si vanta di avere fatto e di fare molto contro il doping: bene, ma allora perchè proprio in Olanda ci sono state tante morti sospette ed improvvise di ex-ciclisti? La verità è che gli strumenti usati per le indagini anti-doping sono deleteri e scollegati dalla realtà e dai vari enti, per cui un atleta "positivo" ad una certa sostanza probabilmente lo è, ma sotto a quel "positivo" ci sono metodiche personali e campanilistiche che hanno diverse variabili e tarature.
3-LA FANTASIA. L'Italia è il paese della fantasia e lo si vede: basta una sfortunata malattia e quello era frutto del doping, basta un figlio con dei problemi e quello era il doping della madre, basta la morte in un incidente e quello era il doping che ha dato alla testa. Con queste premesse sono tutti dopati: dal povero Armstrong, vincitore del Tour 1999 e di un cancro (dovuto al doping, ovviamente) all'ex-mito Pantani (oltre il 50% di ematòcrito). Ma sono anche dopati tutti (e sono tanti) i ciclisti che hanno testimoniato: Gotti, Bortolami, Savoldelli, Cipollini e chi più ne ha più ne metta. Chi voleva infangare lo sport solo con le chiacchiere chi è riuscito perfettamente.
PARLIAMO DELL'EMATOCRITO
Questo benedetto parametro è diventato famoso per i controlli del C.O.N.I. che ha arbitrariamente stabilito che chi superi il 50% del rapporto tra la parte liquida e solida del sangue debba essere considerato a rischio per la sua salute e quindi non possa gareggiare. Questo perchè la media della popolazione pare abbia un ematòcrito intorno al 43% per gli uomini e più basso per le donne. Chi assume EPO (eritropoietina) va ad influire sull'ematocrito, innalzandolo. Benissimo, ma vale da solo questo parametro? Gli innalzamenti sono dovuti solo all'EPO? Assolutamente no! Basta un soggiorno in altura, cosa che i corridori professionisti fanno d'abitudine e l'ematòcrito si altera, basta fermarsi pochi giorni e questo valore si alza, ma basta anche fare l'esame del sangue con il laccio o senza e non calcolare la taratura dei macchinari per ritrovare valori che si discostino anche di 5-6 punti in percentuale.
Ben venga il controllo sull'ematòcrito, ma che venga fatto in maniera impeccabile, da personale specializzatissimo e con metodiche riconosciute universalmente.
M A I L D O P I N G E S I S T E ?
La realtà è che il doping esiste ed è sempre esistito, fin dai tempi dell'antica Grecia, quando a chi doveva misurarsi in prove e combattimenti venivano date pozioni magiche. Chi si dopa esiste ed è sempre esistito, anche ai tempi di Coppi e Bartali, invocati spesso come i periodi in cui "si andava solo a pane ed acqua". Se questo è vero (e lo è) esisterà sempre anche chi, dopandosi, cercherà di frodare, ma tutto ciò non deve far riporre le armi, anzi! Deve dare maggior forza alla lotta al doping, deve intensificare i controlli anche ai livelli più bassi, deve aiutare chi gareggia correttamente.
Penso che ci siano anche dei professionisti che facciano ricorso al doping, ma credo anche che, più è alto il livello, minore sia la possibilità di volersi e di doversi dopare. Non dimentichiamoci che il doping non fa diventare campione un brocco, ma neppure un discreto corridore: il campione lo è perchè lo è e non perchè abbia bisogno di quel 10% in più che una tal sostanza può dargli. Un esempio? Drogate a più non posso Cipollini e ditemi quanto guadagnerà in montagna su Pantani e viceversa! Tutto questo non toglie che le punizioni per chi altera volontariamente e senza ombra di dubbio la prestazione debbano essere uguali per tutti ed assolutamente esemplari.
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