Ciao papà,
ecco che devo scrivere anche a te che te ne sei andato il 7 dicembre 2009 ed io sono qui proprio nella notte di Natale, forse un triste modo di farti i miei auguri. Sapevo bene che non fossi affatto in condizioni incantevoli, ma speravo davvero di riuscire a passare ancora un po' di tempo con te, anche se con questa vita sempre di corsa di tempo insieme ne avevamo ben poco da passare. Che cosa posso dire della tua vita? Che sei stato sempre un eroe, davvero un esempio fiero e coraggioso e queste sono doti tra le migliori da insegnare a figli e nipoti, credimi. Hai avuto una infanzia dura, fatta di levatacce con il freddo -magari dopo una notte di bagordi con gli amici- per andare a lavorare e giornate sempre dure, difficili, faticose, fatte di duro lavoro nei campi e di tanto sudore sgorgato e caduto tra i solchi.
Le cose più belle però le ho scoperte al tuo funerale, quando tuo cugino, ormai monsignore, disse che tu gli hai pagato il primo mese di retta per andare in seminario e tu di questo non hai mai detto nulla a nessuno; questa è vera dignità: fare grandi gesti senza ricompensa. L'altra cosa che ha detto è che tu rimanesti affascinato da un lontano parente che militava nell'arma dei Carabinieri e che venne ucciso vigliaccamente; potevi rispondere in mille modi ed anche stare zitto ed invece ecco la chiamata: anche tu sei voluto partire per fare il carabiniere, cioè per somigliare a quell'eroe che hai conosciuto. Come sono lontani i nostri tempi in cui gli "eroi" sono calciatori e veline! Fatto il primo atto di eroismo ecco il secondo: in guerra ti mandano in Algeria in un campo di concentramento e lì diventa davvero difficile sopravvivere per un anno, ma tu ce l'hai fatta e sei tornato, brutto, magro, ma vivo, vivissimo.
Dopo una lunga vita di lavoro ecco il dramma negli anni novanta: tumore al polmone destro. I medici mi parlano di buona sopravvivenza a cinque anni ed invece tu ne hai fatti dieci, quindici ed anche di più. Certo, ultimamente respiravi a fatica, sempre un po' peggio forse, ma anche qui sei stato un eroe nel sopportare con coraggio e dignità un problema che in molti avrebbero definito e vissuto come insormontabile. Non è finita: nel 2006 muore la mamma a sorpresa e ti è richiesto un altro atto di eroismo; so quanto ti sia mancata la mamma, ma so anche che sei stato davvero un eroe nel cercare di continuare la vita "come se nulla fosse successo". Sempre lucido, autosufficiente e sempre con quel qualcosina di commestibile da portare a casa, proprio come faceva la mamma. Hai cercato di non cambiare nulla, di fare le stesse cose, di comprare lo stesse marche, quasi a voler "anestetizzare" il tempo e congelarlo per un po'. Anche qui sei stato grande, un eroe.
Negli ultimi tempi eri un po' peggiorato e tutto quanto ti pesava un po' di più, ma tu sei sempre stato fermo, forte, dignitoso; mi ricordo i saluti struggenti che facevi al cimitero dalla mamma e so che al telefono qualche volta piangevi, ma so anche che non lo facevi mai in mia presenza: per paura? No, per dignità e per non farmi soffrire. So che non hai avuto paura di nulla, neppure della morte ed il fatto di avere preparato tutto il da farsi ed anche i vestiti da metterti non fossero una cinica tradizione, ma il coraggio di affrontare anche il passo estremo, un passo perdente per noi tutti, ma secondo te un passo da affrontare con ancor più coraggio. Mi ricordo quando venivo a trovarti in ospedale nella tua ultima settimana di vita: le tue preoccupazioni erano solo per me e mi dicevi: "ma sei ancora qui? Domani non venire perchè non ho bisogno di niente, sto bene. Già che sei qui, mi avvicini la bottiglia dell'acqua e mi prendi una cosa nell'armadio? Puoi andare". Ti ricordo così, essenziale, efficace, diretto su ciò che serve e senza alcun inutile fronzolo di nessun tipo.
Ti dico qualcosa anche sul ciclismo? Tu eri tutt'altro che un appassionato, ma non mi hai mai e poi mai ostacolato nella pratica del mio sport, facendoti spesso delle lunghe trasferte per accompagnarmi. Ti ricordi quando sei andato con Elena -ora mia moglie- a prendere le ruote lenticolari a Saronno per il record dell'ora? E ti ricordi che alla partenza delle corse stavi sempre più dietro agli altri che a me? Questo mi faceva imbestialire, ma è impossibile frenare lo slancio della tua generosità, lo so bene perchè il maggiore beneficiario in tal senso sono stato sempre io. Mi ricordo quando sono caduto, ho telefonato a casa (non c'erano i cellulari ed è stata una operazione non facile) e sono andato all'ospedale per farmi dare qualche punto nel gomito. Tutto ok, ma al mio arrivo a casa tu eri lì con la porta aperta per vedere se mi fossi fatto male davvero ed invece tutto ok davvero. Ti ricordi quella volta che siamo usciti insieme in bici? Venti chilometri ed io che su uno strappo ti dico di stringere i denti e tu che mi mandi a quel paese; ci siamo fatti quattro risate, ricordi? Ma che bello quella volta che ti ho incontrato in Vespa mentre rientravamo a casa: tu mi passi su una salita ed io che innesto il 42-16 e mi metto a ruota; non l'ho mai saputo, ma secondo me tu hai raccontato l'episodio alla mamma con un bel "avessi visto come andava!" e giustamente non hai fatto trapelare nulla a me. Ti ricordi poi di quella sera in cui abbiamo litigato? Il giorno dopo avevo una gara e tu aspettavi che "mollassi" perchè mi dovevi accompagnare: partenza ed arrivo alla Madonna della Guardia. Io, testardo, non mollo: partenza all'alba in bici, venti chilometri e poi la dura salita. Faccio ancora colazione e si parte per la gara che arriva di nuovo lassù: terzo. Il problema è stato scendere da quelle rampe ripide con la coppa in mano. Arrivo a casa, suono il campanello: mi vedi con la coppa in mano e dici "Hai vinto?" No, terzo e tutto finisce in una risata. E ti ricordi quando tu mi mettevi insieme delle biciclette con pezzi vecchi in campagna ed io le rompevo facendo ciclocross? Quanto lavoro ti ho fatto fare! Mi piace ricordare anche che eri proprio tu a pulire la mia bicicletta dopo avere fatto una prestazione buona, quasi a voler mettere un suggello al mio risultato positivo. Mi piace ricordarti quando facevo dei lavori alla bicicletta e tu mi dicevi: "Ti guardo un pò'", o quando -purtroppo erano gli ultimi tempi- prendevi la sedia e mi guardavi mentre facevo i rulli. Le tue constatazioni tipo "ora è salita, vero?" quando vedevi che rallentavo la pedalata, oppure "a quanto vai?" e le tue sopracciglia tirate su quando ti rispondevo "cinquanta" erano per me il miglior complimento. Ci sarebbero mille aneddoti da raccontare, ma mi basta ricordare la tua presenza discreta, disponibile, davvero paterna.
Mio padre che mi incita durante il record dell'ora; la foto è rovinata perchè era quella che teneva nel portafoglio.
Ti ringrazio perchè spero di essere un po' eroe come te, forte quasi quanto te e coraggioso con il tuo aiuto. Grazie papà, sei stato una grande papà e mi hai insegnato soprattutto il CORAGGIO, la DIGNITA', e l'ESSENZIALITA'; un bacio ed un abbraccio da tuo figlio Piero, ti ho voluto e ti voglio bene.